Polizia e società: dalla diade solitaria “noi e loro” all’identità univoca e solidale del cittadino.

Abstract

In questo articolo proponiamo ai lettori, in particolare a coloro che sono direttamente coinvolti nella sicurezza pubblica, una riflessione sul fenomeno di una parte significativa della polizia che si allontana dai presupposti originari di servire, proteggere ed essere responsabili nei confronti della società a cui appartiene, soprattutto quando queste pratiche si riferiscono a segmenti sociali più vulnerabili, negando le dimensioni indispensabili dell’empatia e dell’alterità, che svelano la loro ragion d’essere e danno loro senso. Attraverso la ricerca bibliografica e le esperienze dell'autore, si può dedurre che il distanziamento deriva dal sentimento di appartenenza a istituzioni totali, dal corporativismo, dall'ego-sintonia e dall'ethos guerriero che alimenta idee paranoiche nei confronti di coloro che sono considerati "esterni" alle istituzioni. Infine, si propone che il superamento di queste limitazioni possa essere raggiunto solo allontanandosi dalla falsa dicotomia tra polizia e società, attraverso pratiche amministrative più appropriate e contemporanee, costruendo una cultura della responsabilità e recuperando il senso di essere cittadini poliziotti, servitori della comunità e promotori dei diritti.